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Attraverso puntuali riscontri nei testi degli storici dell'Ordine - dalla Chronica magistrorum del Borselli al De viris illustribus di Leandro Alberti, alla Chronica magistrorum del Taegio - e nei testi liturgici in uso nell'Ordine si dimostra che non esiste ragione di sostenere che vi siano leggende perdute che potrebbero essere ascritte al Ferrandi, né esistono altri autori che possano aver scritto la Legenda in questione, scritta nella Penisola Iberica con fonti locali.